ECOBONUS 110: DIAMO I NUMERI

Ecobonus 110

A oltre un anno dall’attivazione dell’incentivo Ecobonus 110 gli effetti positivi sul settore sono certamente di grande rilievo ed i numeri in termini assoluti che vengono riportati dai mezzi di comunicazione sottolineano il successo dell’iniziativa.

Abbiamo chiesto all’Ing. Giuseppe Gioia il suo parere di professionista sui dati pubblicati: è emersa una analisi accurata, un punto di vista che intende mettere in evidenza le criticità e tracciare possibili scenari di miglioramento per tutto il settore.

Dopo un’estate dove i mezzi di informazione ci hanno continuamente detto che l’Ecobonus 110 è esploso in tutta la sua capacità operativa ed è diventato “cosa” ampiamente utilizzata, con incrementi del 45%; dopo la CilaS, dopo la semplificazione, mi sono detto: ma di cosa stanno parlando tutti? 

Ma perché se l’Ecobonus 110 è così tanto diffuso, nei vari comuni dove abitualmente lavoro, si vedono così pochi cantieri?

Forse servirebbe parlare di numeri in valore assoluto, prima di parlare di numeri relativi espressi in percentuali prive di riferimenti, peraltro vantandosi dell’enorme successo che deriverebbe dall’iniziativa. Serve “dare i numeri” referenziandoli proprio per capire a cosa si sta facendo riferimento.

E allora: a fine luglio 2021 erano 24000 i cantieri Ecobonus 110 conclusi. A fine agosto, dopo l’introduzione della CilaS, ma senza ancora i suoi benefici perché Enea registra solo le asseverazioni e non i cantieri iniziati, siamo arrivati a 32.000 … (sempre dati Enea) con un aumento del 25% sul precedente dato

Attendiamo, allora, i benefici della magnifica semplificazione introdotti dalla CilaS per trarre qualche conclusione ulteriore. 

Ma, adesso, cominciamo a ragionare anche sulle percentuali sparate nell’etere. Queste cominciano ad avere senso solo se si contestualizzano.

E parlando di valori assoluti: quello che spaventa, ad oggi, sono proprio i numeri. Sì, perché 32.000 cantieri in tutta Italia significano 4 cantieri a comune, in media per paese, su un totale di 8000 comuni … un risultato misero. Ecco che, allora, si chiarifica il vedere pochi cantieri.

In particolare, sempre su dati ENEA, i 32mila lavori registrati in agosto sono così distribuiti:

– 16.573 sono lavori con il bonus 110 su edifici unifamiliari;

– 11.510 sono lavori riconducibili ad unità immobiliari indipendenti;

3.982 sono i lavori Ecobonus 110 in condominio con un balzo del 45% dallo scorso mese di luglio (ecco dov’era il 45%! Proporzionate però i circa 4000 condomini sui 2400 comuni italiani con popolazione superiore a 5mila abitanti:  significa avere 1,66 interventi per comune…). 

Su base territoriale, la Lombardia svetta con oltre 4mila lavori incentivati, a seguire la regione Veneto con 3.990 lavori e la regione Lazio con 3.190 lavori. Al sud, molto più distanziati e con numeri molto più bassi, si fanno notare Sicilia, Campania, Calabria e Puglia.

Ora che i numeri sono correttamente referenziati, fatemi capire dov’è il grande successo dell’iniziativa… ricordo che l’ISTAT (censimento 2011) riferisce che in Italia ci sono 12 milioni e rotti di edifici residenziali (con 31 milioni di unità abitative). 

La percentuale degli edifici che beneficiano dell’Ecobonus 110 è facile da fare: 32000/12000000 = 0,26% … cioè parliamo dello zerovirgola%!!! Non sembra un numero molto significativo quando viene contestualizzato con l’ingente Patrimonio Edilizio del nostro Paese

L’idea, buonissima, di rinnovare l’Italia, si scontra, tuttora, con la problematica dell’avvio della procedura Ecobonus 110 e nonostante l’introduzione della CilaS … il problema sono sempre i tempi di attuazione per colpa della solita burocrazia e delle solite difficoltà interpretative/applicative.

Ci sono, secondo me, tre ordini di difficoltà per una sua piena applicabilità che, ad oggi, ancora non sono superati:

  1. Manca il meccanismo che renda facilmente applicabile e comprensibile l’Ecobonus 110 (per ora è ancora cosa nuova e in divenire vista la poca stabilità, soggetta a continue modifiche e interpretazioni, della conoscenza del postulato legislativo) e visto che, nonostante la CilaS semplificativa, l’edificio deve essere “almeno non abusivo” (e quindi sanabile) per poter essere finanziato;
  2. Va smontato il meccanismo speculativo che avvolge le materie prime (legno, polistirene, acciaio …). Abbiamo visto tutti i prezzi dei materiali subire una crescita esponenziale al punto da diventare non più applicabili i prezzari di riferimento alle offerte già formulate (fatto che determina proprio la non congruità delle offerte già presentate …);
  3. Senza la proroga dell’Ecobonus 110, presto, pure il settore bancario potrebbe battere in ritirata nel porsi come soggetto finanziatore attraverso la formula della cessione del credito.

E tutto questo diventa una arrampicata di 9° grado specie quando, tra lavori trainanti e lavori trainati, gli interventi da realizzare sono complessi e i tempi sono lunghi e, purtroppo, non determinabili con certezza a priori a cui si aggiunga che, spesso, le ditte appaltatrici hanno da gestire problemi di rincari e di approvvigionamento per molte materie prime in edilizia.

E da qui la richiesta: siamo ormai a oltre un anno dall’ideazione dell’Ecobonus 110 e siamo ancora oggi in ostaggio di novità/interpretazioni/interpelli/circolari da parte di Enea e AdE nonché di aggiunte varie alla legge. Per questo l’Ecobonus 110, nonostante l’exploit agostano con un +25% complessivo, non può ancora dirsi a regime, anzi, siamo ancora alle prove di funzionamento. 

E per questo serve una proroga, almeno, fino al 2025 per renderlo… “strutturale”.

Serve la proroga, chiaramente, per quanto ho già detto. Ma serve anche capire che questo paese così, non può andare avanti.

Se l’Ecobonus 110 aveva necessità di “sanare”, oltre che risanare, il patrimonio immobiliare, si doveva avere il coraggio di dirlo e farlo. Se l’Ecobonus 110 avesse dovuto funzionare anche da “condono”, bene, bastava essere chiari. Con la CilaS si è arrivati a dire fai le opere comunque, ma non le condoni. Peccato che le opere non siano, poi, finanziabili in pendenza di un, possibile, procedimento amministrativo in tal senso (pensate a quei condomini che hanno un piano in più, fatto non così raro …).

Serve avere il coraggio di scrivere una legge chiara che vada a togliere, però, tutti gli impedimenti operando una vera semplificazione. Inutile dire che non serve fare la sanatoria se poi la devo fare comunque per poter avere la finanziabilità dell’opera. Mi interessa, però, che la sanatoria abbia un esito positivo. Allora sì che faccio ammenda del peccato originale (l’abuso compiuto) e opero anche una riqualificazione dell’edificio. Per questo serve intervenire sulla legge urbanistica e sulle sue millemila interpretazioni giurisprudenziali.

In nuce, l’idea di base dell’Ecobonus 110 era buona: migliorare il nostro paese per mezzo della finanza collettiva porta con sé, infatti, una forte idea del NOI, un’idea di comunità. Peccato perdersi nella melassa della politica spicciola (quella della cadrega che vede solo fino alle prossime elezioni) e nel disordine burocratico/normativo che accompagna questo paese.

Serve, per una volta, avere la visione da statista e non da politico. Serve uno sguardo sul lungo periodo. Serve il coraggio di fare per dare una svolta a questo paese.

Giuseppe Gioia Ingegnere, docente a contratto al Politecnico di Milano, professionista in manutenzione, efficientamento e conduzione degli edifici.

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