LA TRASPIRABILITÀ DELLE PARETI COIBENTATE

TRASPIRABILITÀ DELLE PARETI COIBENTATE

Un tema molto dibattuto è la traspirabilità delle pareti coibentate perché, erroneamente, il cappotto termico viene definito come un elemento “soffocante” per la muratura. Un definizione tecnicamente scorretta perché se la casa non ha problemi di eccesso di umidità prima dell’intervento non li avrà neanche dopo l’applicazione del cappotto termico

 

In questo 4° capitolo della guida essenziale sul cappotto termico l’Ing. Carlo Castoldi ci spiega come il fenomeno delle  muffe sui muri di tamponamento sia dovuto all’umidità dell’aria interna dell’abitazione, del tutto INDIPENDENTE dalla presenza dell’isolamento a Cappotto.

 

L’umidità presente negli alloggi è da anni un argomento su cui se ne sono sentite di tutti i colori, spesso alimentando “leggende metropolitane” di cui non si conosce bene l’origine tecnica.

I non più giovani ricordano sicuramente il “Signor – 20 gradi” che si presentava in televisione con spot che cercavano di educare il pubblico al risparmio energetico, si parla degli anni ’70 –‘76

Era il periodo della crisi energetica dovuta alla guerra del Kippur e alla conseguente “Austerity” che costrinse industria e privato cittadino a cercare di ridurre drasticamente i consumi energetici.

I suggerimenti del “Signor 20 gradi” erano quelli di non superare i 20° di temperatura all’interno degli alloggi e di chiudere ermeticamente tutti gli spifferi delle aperture per evitare l’uscita all’esterno dell’aria riscaldata disperdendo pertanto energia.

Negli stessi anni fu emanata la legge 373/76 (la madre di tutte le leggi sul risparmio energetico ) che prevedeva i primi vincoli per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici, le prime prescrizioni per l’isolamento termico degli edifici. In particolare venivano introdotte le seguenti (mitiche) grandezze:

  • il coefficiente di dispersione volumico Cd
  • i gradi giorno
  • le zone climatiche
  • il rapporto S/V (superficie disperdente su volume riscaldato)

Sempre in questo periodo si presentarono sul mercato alcuni profili da applicare su serramenti di vecchia generazione per eliminare o almeno ridurre ogni spiffero e di conseguenza ogni involontario ricambio d’aria dell’alloggio.

I serramentisti, stimolati dall’esigenza di tenuta all’aria, studiarono e realizzarono soluzioni perfettamente ermetiche e sia nelle nuove costruzioni che in quelle in cui sostituirono quelli esistenti furono posizionate le nuove tipologie di serramenti perfettamente sigillati.

Nessuno si preoccupò di fare una corretta campagna che portasse a conoscenza di chi abita l’alloggio della necessità di ricambiare l’aria degli ambienti onde evitare che un accumulo di umidità all’interno degli stessi creasse fenomeni di condensazione e conseguenti proliferazione di muffe.

I tecnici hanno espresso più volte la necessità di creare una guida d’uso dell’alloggio per l’utente che riportasse le regole di un corretto abitare.

La conseguenza di queste azioni portò e porta tutt’ora, come si è accennato, ad un proliferare di condense all’interno degli alloggi (vedremo in particolare in quali punti) e di sviluppo di muffe dannosissime per la salute e per una corretta abitabilità.

 

 A questo punto ecco il sorgere delle prime “leggende metropolitane” 

  • I Rivestimenti Plastici applicati sugli intonaci all’esterno NON FANNO PASSARE l’umidità proveniente dall’interno e quindi non fanno “respirare” le pareti e non consentono la dispersione dell’umidità verso l’esterno – Bloccano la traspirabilità delle pareti esterne 
  • La prova è che questi rivestimento “sbollano” perché gonfiati dal vapor acqueo che attraversa i muri

A cui è seguito:

  • Il Cappotto non fa “respirare “ l’alloggio, limitandone la traspirabilità delle pareti, e quindi è dannoso alla corretta abitabilità dell’alloggio 

ECCO: TRASPIRABILITA’ – questa parola magica spesso viene citata per la parete verticale opaca senza un calcolo di verifica, non è conosciuta nei suoi numeri specifici, ma la si nomina come se fosse una caratteristica dogmatica e non scientifica. 

Il massimo è quando la parete viene paragonata alle calzature!!

 

TRASPIRABILITÀ’ DELLE PARETI: COSA RAPPRESENTA E COME SI MISURA

Se approfondiamo questi semplici argomenti ci si rende conto che per anni non si è cercato di indagare, con il supporto della fisica, il perché della presenza di forte umidità negli alloggi, individuando ERRONEAMENTE nei rivestimenti di finitura (i famosi “plastici”), la causa di questi mali . Si è voluto definire questi rivestimenti come delle vere e proprie barriere al passaggio del vapore, e quindi come causa unica e non in discussione di tutte le disgrazie dovute a muffe e condense interne.

Poco male se il problema è rimasto insoluto e le muffe si sono continuate a verificare anche in alloggi sui cui muri esterni sono state applicate finiture cosiddette traspiranti.

La “Traspirabilità di un muro” non è altro che la capacità, da parte del muro che delimita due ambienti, di essere attraversato dal vapore acqueo presente nell’ambiente con maggiore quantità, verso l’ambiente che contiene una minore presenza di vapore.

Quantità di vapore che determina una “ differenza di pressione” dall’ambiente che ha un maggiore contenuto di vapore (misurato in gr./mc) verso l’ambiente esterno che normalmente nei periodi freddi dell’anno ha un minore contenuto di vapore – vedere i valori di pressione indicati nella figura sia all’interno che all’esterno, valori presi dal diagramma di Mollier –

Per passare da un ambiente all’altro il vapore deve attraversare un muro che offre una certa resistenza al passaggio del vapore e che si trova, sia superficialmente che nella sua stratigrafia, in differenti condizioni di temperatura passando dall’interno verso l’esterno.

il comportamento del vapore acqueo
A questo punto diamo alcuni dati

  • La permeabilità al vapore è una caratteristica specifica dei materiali, si indica con la lettera µ ed esprime un numero che indica quante volte in più lo spessore del materiale in oggetto resiste al passaggio del vapore rispetto allo stesso spessore di aria.

 

Ad esempio: 

per i  Laterizi comuni si ha µ da 10 a 20 , ciò significa a parità di spessore il laterizio offre una resistenza al passaggio del vapore di circa 10/20 volte maggiore della resistenza offerta dallo stesso spessore di aria. 

Questa resistenza al passaggio del vapore indicata con SD si misura moltiplicando µ x d ove µ è il valore di permeabilità specifico del materiale in esame e d è lo spessore (espresso in metri) del materiale in esame. 

Un laterizio da 30 cm presenta una resistenza al passaggio del vapore SD pari a 10 x 0,30 = 3 metri d’aria equivalente. 

Ossia questa operazione mi dice a quanti metri di aria di resistenza corrisponde la resistenza di quello spessore di laterizio. 

In un muro multistrato, per calcolare la resistenza al passaggio del vapore del muro in esame, le resistenze dei singoli componenti si sommano. 

 

A QUESTO PUNTO MI PREME SFATARE LA PRIMA LEGGENDA:

  • Il rivestimento plastico messo all’esterno non fa traspirare il muro

Facciamo due conti:

Queste due semplicissime tabelle di calcolo stanno a dimostrare quanto poco incida mettere un rivestimento plastico da 1,5 mm sull’esterno di un muro dal punto di vista della traspirabilità delle pareti.

Per meglio precisare, un diagramma di Glaser (fatto in condizioni “normali” di esercizio) indica, per una zona dell’Italia Settentrionale, che nei due casi (rivestimento con pittura a calce e rivestimento con plastico) non si presentano neppure fenomeni di condense interstiziali.

Vedremo poi con un cappotto posto all’esterno 

Ma allora perché in molti alloggi ci si trova a combattere con condense e muffe? 

LE CONDENSE – E DI CONSEGUENZA LE MUFFE – SI FORMANO SULLE PARETI A CONTATTO CON L’ESTERNO OVE ALL’INTERNO LA TEMPERATURA SUPERFICIALE E’ UGUALE O INFERIORE ALLA TEMPERATURA DI RUGIADA O DI CONDENSA

zona di ponte termico all'interno dell'ambiente
presenza di muffe all'interno di un alloggio

IN CONCLUSIONE. SE NELL’ALLOGGIO CHE VADO A VERIFICARE HO ZONE DI PARETI CHE POSSONO RAGGIUNGERE FACILMENTE, IN PERIODO INVERNALE, TEMPERATURE PROSSIME O INFERIORI ALLA TEMPERATURA DI RUGIADA AVRÒ MUFFE DIFFUSE IN TALI ZONE E QUESTO INDIPENDENTEMENTE DALLA TRASPIRABILITÀ DELLE PARETI DI CHIUSURA, MA UNICAMENTE DOVUTO ALLA PRESENZA IN PARETE DI TEMPERATURE BASSE E AL LIMITE O INFERIORI ALLA TEMPERATURA DI CONDENSA NELLE CONDIZIONI D’USO DELL’ALLOGGIO 

E QUALI SONO LE CONDIZIONI D’USO DI UN ALLOGGIO? 

Navigando tra indicazioni complesse nella loro esposizione e semplificando i dati si arriva a definire che all’interno di un alloggio residenziale in condizioni standard – DM 26/06/2015- si dovrebbe stare in un range di umidità relativa U.R.tra il 50 e il 65 % con una temperatura che oscilla attorno ai 20°C

QUESTO SEMPLICISSIMO NOMOGRAMMA INDICA LE TEMPERATURE DI RUGIADA in funzione di:

  • Temperatura interna 
  • Grado di umidità interna UR (umidità relativa )
normogramma

Nomogramma per il calcolo della temperatura di rugiada o condensa – estratto da pubblicazione Ing. Cocchi Politecnico di Bologna 

Si nota molto bene che entro un range di UMIDITÀ RELATIVA U.R. 50 – 65% (condizione di normale riscontro all’interno di un alloggio e definita come “ condizione standard” ), è facile trovare pareti o zone di pareti che possono manifestare una temperature attorno a 9-13 °C, perché male isolate (Ponti Termici ) o in condizioni particolari con appoggio di mobili.

Le considerazioni che ne derivano significano aver trovato la reale e vera causa della presenza e proliferazione delle muffe.

 E’ UN PASSO AVANTI NELLA RICERCA DELLA SOLUZIONE CORRETTA PER SCONGIURARE LA CONTINUAZIONE DI TALE PATOLOGIA 

 

Di seguito 2 schemi giusto per dare un semplice ed indicativo valore a quanto suddetto.

traspirabilità delle pareti - ponte termico non corretto
LA SECONDA PARTE DEL FOCUS “TRASPIRABILITÀ DELLE PARETI COIBENTATE” SARÀ PUBBLICATA GIOVEDì 17 GIUGNO, per non perderla iscriviti alla nostra Newsletter

Nelle note che seguiranno nella prossima uscita si entra nel merito che l’accumulo di umidità all’interno di un alloggio (accumulo che certamente favorisce le condense e di conseguenza il proliferare delle muffe) non dipende, se non in minima parte, dalla traspirabilità di un muro con o senza cappotto ma unicamente da un uso scorretto dell’alloggio e dalla ventilazione che viene eseguita nell’alloggio stesso e dalle caratteristiche costruttive che poco o per nulla attente alla presenza dei ponti termici delle strutture non opportunamente isolate.

Rileggi i capitoli precedenti:

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