NODI CRITICI E PARTICOLARI COSTRUTTIVI SULLE FACCIATE DEGLI EDIFICI

nodi critici delle facciate- termografia

I nodi critici e i particolari costruttivi presenti sui prospetti degli edifici esistenti, spesso individuabili come Ponti Termici, sono la grande sfida dei professionisti che devono progettare e realizzare un intervento di Riqualificazione Energetica. In questa 6° punta della Guida essenziale sul cappotto termico l’Ing. Carlo Castoldi ci spiega come trattarli per risolverli o attenuarli.

I Ponti Termici 

Chi interviene sugli edifici esistenti con lo scopo di renderli più energeticamente efficienti, si trova a rapportarsi con involucri progettati e realizzati senza alcuna considerazione per in nodi critici che costituiscono dispersione termica e/o assorbimenti di calore. Gli esempi di questi elementi sono visibili quotidianamente e rappresentano l’incubo dei certificatori energetici: i balconi, i contorni delle aperture e tutte quelle soluzioni architettoniche che  rendono complesso oggi, se non impossibile l’isolamento di un edificio con l’esclusione dei ponti termici esistenti.

In altre parole per anni, in particolare nel boom edilizio del dopoguerra, ISOLARE L’INVOLUCRO NON SOLO NON ERA UNA PRIORITÀ’ MA NEMMENO UNA NORMALE ESIGENZA.

In questo capitolo mi rifaccio totalmente a quanto contenuto nelle: LINEE GUIDA IRENE” PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI DI QUALITÀ, RIVOLTI ALL’EFFICIENZA ENERGETICA DEI CONDOMINI ESISTENTI.

Le Linee Guida IRENE quale strumento di supporto al professionista per realizzare progetti di qualità con i quali poter ottenere la Certificazione CasaClima negli interventi di riqualificazione energetica dei condomini.

Gli approfondimenti sui nodi critici fanno particolare riferimento al capitolo

5 – I Ponti Termici, paragrafi 5.1 (Correzione Ed Attenuazione dei Ponti Termici ) e 5.2 (Ponti Termici Residuali e non risolti)

La complessità di intervenire sul patrimonio esistente comporta oggi un lavoro meticoloso e di grande impegno da parte del Professionista che deve correggere al meglio e possibilmente senza opere troppo invasive i nodi critici.

Il Sistema a Cappotto, per sua costruzione ed applicazione, risolve in modo definitivo molti Ponti Termici. l’esempio più comune è rappresentato dalle strutture in c.a  – l’applicazione del cappotto termico corregge pressoché definitivamente l’incidenza delle dispersioni in corrispondenza di queste strutture. 

Per altro le  perdite energetiche indotte dalla presenza di nodi critici (siano essi geometrici, materici o dovuti ad ambedue le casistiche) vanno sempre inserite nel calcolo energetico e si deve procedere seguendo le indicazioni di UNI EN ISO 10211 e UNI EN ISO 14683.

L’incidenza dei ponti termici che si trovano all’interno delle strutture oggetto di riqualificazione va calcolata secondo le disposizioni indicate e dettagliate nelle varie FAQ pubblicate a precisazione di quanto previsto secondo DM 26/06/2015 o Decreti Regionali ove vigenti.

Tutti i nodi critici vanno affrontati con la volontà di risolverli nel modo più conveniente sia dal punto di vista delle dispersioni e del benessere, che della convenienza economica.

nodi critici e ponti termici
I ponti termici più rilevanti da affrontare progettando e realizzando la riqualificazione energetica di edifici esistenti sono quelli relativi agli elementi aggettanti rispetto alle superfici disperdenti (esempio: balconi, pensiline, pilastri di porticato, parapetti in muratura) ed ai contorni delle aperture (esempio: spalle, voltini, davanzali): si tratta dei nodi critici che presentano il minor grado di libertà di intervento.

Dovendo il professionista scontrarsi con condizioni al contorno (quali tipologia, morfologia, orientamenti, dimensioni, materiali, etc), il controllo che può esercitare su tali nodi è spesso insoddisfacente e comunque molto limitato.

Un caso tipico è la soletta di balconi ove tecnicamente ed economicamente non c’è margine sufficiente per isolare sia sopra che sotto la soletta stessa oltre ad avere impedimenti  dovuti alla proprietà del manufatto 

I principali Programmi di Calcolo offrono la possibilità di calcolare agli elementi finiti (calcolo F.E.M.) l’incidenza dei ponti termici (trasmittanza termica lineica: valore Ψ), inserendo le geometrie dell’elemento in verifica e – per i più comuni nodi critici – potendo vantare l’ausilio di tipologie già note.

Per un intervento qualitativo, che si vuole caratterizzare da un comportamento diffusamente omogeneo dell’involucro disperdente, in particolare privo di situazioni puntuali a rischio di condense, insieme ad un adeguato comfort termico percepito dagli occupanti, è opportuno in regime invernale,  parallelamente al calcolo agli elementi finiti dell’incidenza del ponte termico, espressa in W/m∙K,  verificare anche la temperatura superficiale interna nel punto più freddo del nodo studiato sia attorno ai 14÷15°C°

Su alcune pubblicazioni si afferma che si presenta il rischio di condense nel periodo invernale  in zone di parete in cui la temperatura superficiale si attesti  per più giorni attorno ai 16°C

Questa considerazione mi sembra molto cautelativa e poco realistica visto che per avere condense a tale temperatura (16°C) si dovrebbe avere una umidità relativa UR all’interno dell’alloggio (20°C) attorno all’80% – Condizioni da Serra Tropicale –  Vedi nomogramma T° di condensa già pubblicato

È da sottolineare, per completezza di informazione,  che in fase di intervento di riqualificazione  la temperatura superficiale interna – a parità di condizioni di utilizzo degli ambienti – può solo aumentare e mai diminuire. Come ben illustrato nel paragrafo 5.1 delle LINEE GUIDA IRENE (a tale proposito ringrazio l’Arch. Jacopo Aste di RETE IRENE e la sua competenza)

Il doppio controllo (incidenza delle perdite energetiche dei ponti termici e temperatura superficiale interna) suggerito nelle LINEE GUIDA IRENE, dunque, concorre a soddisfare – in fase di progetto prima ed in seguito in fase esecutiva – innanzitutto le verifiche richieste dalla normativa vigente in merito alla trasmittanza media delle strutture per medesima tipologia (cfr. “Chiarimenti in materia di efficienza energetica in edilizia”, MiSe, dicembre 2018, F.A.Q. #3.16) ed all’assenza di formazione di muffe; in secondo luogo, l’attenzione alla temperatura superficiale interna permette di prevenire da un parte eventuali fenomeni di degrado estetico e funzionale (quali comparsa di macchie, polverizzazione degli intonaci) e d’altra parte di assottigliare il divario tra la temperatura interna dell’aria e la temperatura percepita, così da ridurre il consumo del vettore energetico usato per la climatizzazione invernale e migliorare le condizioni di comfort degli occupanti.

Per ultimo, qualora sussistano impedimenti o vincoli “Tecnici o Tecnici/Economici” tali da rendere impossibile l’intervento completo su dei nodi critici oppure possibile solo in parte, non si deve pensare ad un intervento nel suo insieme deficitario e ritenerlo di scarso valore; il valore viene valutato dal risparmio energetico ottenuto nel suo complesso e dall’impegno ad ottenere il massimo risultato.

Rimando all’APPENDICE C – DETTAGLI COSTRUTTIVI delle LINEE GUIDA IRENE per consultare alcuni nodi e le soluzioni tipiche

 

Rileggi i capitoli precedenti:

NOTE DELL’AUTOREIng. Carlo Castoldi – Comitato Tecnico Scientifico di Rete IRENE, è stato membro della Commissione UNI per Cappotto e Pareti Ventilate e della Commissione Tecnica Cortexa (Consorzio per la diffusione della cultura del sistema cappotto).

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