PIANIFICARE IL SISTEMA DI INCENTIVAZIONE PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI CLIMATICI E OCCUPAZIONALI

pianificare il sistema di incentivazione

Rete IRENE ha portato il suo contributo al workshop dell’Osservatorio Green Economy dell’Università Bocconi con un intervento su come pianificare il sistema di incentivazione in periodi più strutturati, per raggiungere gli obiettivi climatici, di crescita e occupazione in Italia.

Il 30% dei 208,8 mld di euro che l’Italia riceverà sotto forma di contributi a fondo perduto e prestiti dovrà contribuire agli obiettivi climatici dell’UE. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che dovrà essere trasmesso alla Commissione Europea entro il mese di aprile, costituisce quindi un atto strategico per indirizzare il percorso di sviluppo sostenibile dell’Italia.

Questo tavolo istituzionale ha rappresentato un’opportunità di confronto tra partecipanti in grado di fornire prospettive rilevanti in ambito istituzionale e scientifico, con l’obiettivo di fornire indicazioni utili ai policy maker.

Virginio Trivella, ha portato l’esperienza del mercato della Riqualificazione Energetica degli edifici, in questo momento un settore sicuramente trainante, che nel quotidiano opera concretamente allo sviluppo economico del territorio, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici. 

L’intervento di Virginio Trivella al WORKSHOP GEO – TAVOLO POLICY – UNIVERSITA’ BOCCONI

PIANIFICARE IL SISTEMA DI INCENTIVAZIONE PER L’EDILIZIA

Dopo nove mesi di vigenza del Decreto Rilancio che ha istituito il Superbonus, può essere utile fare qualche riflessione sul futuro degli incentivi all’edilizia e in particolare di quelli rivolti all’efficienza energetica. La sensibilità del nuovo Governo per la profondità di visione e per il lungo periodo sembra consentire un approccio più sistematico rispetto al passato.

L’attuale straordinario livello di incentivazione trova la propria giustificazione nell’esigenza di fornire un rimedio urgente in un settore già pesantemente colpito da una crisi più che decennale, che nell’ambito privato ha dovuto fronteggiare un nuovo pesante blocco dovuto alla crisi di fiducia innescata dalla pandemia.

L’effetto anticongiunturale si sta verificando con un ritardo di un anno a causa dei tempi di rilascio delle norme attuative e della complessità eccessiva dei processi che, tra le altre conseguenze, sta rallentando pesantemente l’attivazione degli operatori finanziari. I numeri ufficiali non mostrano che la punta dell’iceberg delle iniziative, la cui vera entità si renderà evidente nella seconda metà dell’anno.

Volendo accreditare un punto di merito alla nuova misura di incentivazione, si può guardare alla popolarità assunta di recente dal tema dell’efficienza energetica.

A livello pratico, il successo dell’iniziativa è dovuto certamente alla generosità dell’incentivo che ha attivato una domanda addirittura superiore alla capacità attuale dell’offerta. Ma ancora più determinante è stato il meccanismo di trasferimento dei crediti d’imposta verso gli operatori finanziari, senza il quale l’interesse della domanda si sarebbe immediatamente inaridito.

Questa è la vera rivoluzione copernicana che sta attivando le iniziative e che, al di là della misura degli incentivi, deve essere resa permanente con una negoziazione comunitaria appropriata. La cessione dei crediti d’imposta a chi finanzia, oltre a ridurre i costi evitando inutili intermediazioni, risolve brillantemente i problemi di disponibilità finanziaria dei beneficiari meno abbienti, rispondendo all’esigenza di mitigare il carattere regressivo che è stato attribuito agli incentivi.

È evidente che l’attuale misura dell’incentivo non può essere stabilizzata e ben si comprendono le ragioni di chi reputa necessario il loro ridimensionamento.

Tuttavia, non si devono sottovalutare i rischi di una eventuale non conferma della proroga già introdotta, con riserva, dalla legge di bilancio. Oltre a vanificare gli sforzi organizzativi di innumerevoli operatori tecnici, imprenditoriali e finanziari, si rischierebbe di minare la già precaria fiducia della domanda nelle misure di incentivazione, rendendo, in futuro, ancora più difficile il conseguimento degli obiettivi del PNIEC.

Per contro, vi sono diverse ragioni a favore del mantenimento della misura per un periodo di qualche anno:

  • un poderoso stimolo della domanda per un periodo sufficientemente prolungato incoraggia gli investimenti delle imprese nell’innovazione tecnologica e nella formazione di personale stabile; se il periodo è troppo breve, si determina solo una spinta inflattiva;
  • un periodo di stimolo prolungato consente di realizzare una rapida e capillare distribuzione di iniziative sul territorio, favorendo effetti emulativi nella domanda, imprimendo un’accelerazione al processo di orientamento del mercato immobiliare secondario verso i prodotti edilizi di elevata qualità energetica, determinando una spinta sulla domanda di riqualificazione autonoma e permanente;
  • nonostante le difficoltà di processo, soprattutto nel comparto condominiale, le iniziative private sono enormemente più veloci rispetto a quelle del settore pubblico, realizzando in modo più rapido ed efficace la stimolazione dell’economia;
  • la coerenza con numerosi altri obiettivi di interesse strategico (in relazione ad occupazione, emissioni climalteranti, dipendenza energetica, qualità dell’aria, povertà energetica) fa di questo investimento di risorse pubbliche un unicum difficilmente eguagliabile;
  • l’elevata intensità di lavoro e il carattere prettamente nazionale dei fattori di produzione massimizzano l’effetto moltiplicativo dello stimolo fiscale.

Bisogna abbandonare la logica delle proroghe annuali, che nello scorso decennio hanno dimostrato di non essere in grado di avviare un processo di trasformazione del patrimonio immobiliare di intensità sufficiente.

In uscita dal periodo emergenziale e di super-stimolazione, occorre pianificare il sistema di incentivazione a intensità decrescente nel tempo, ma all’interno di una cornice stabile e coerente, eliminando i dettagli e le sovrapposizioni distorsive, semplificando le procedure e applicando i necessari correttivi contro le derive regressive.

Per accompagnare il mercato verso il lontano orizzonte della decarbonizzazione, è necessario e urgente rivedere i criteri di valutazione dell’impatto degli incentivi sul bilancio pubblico. La sopravvalutazione del loro costo è davanti agli occhi di chiunque voglia leggere i numeri in modo oggettivo. Per questo, crediamo che sia necessario valorizzare in modo meno penalizzante l’addizionalità degli incentivi, le entrate fiscali generate dalle attività indotte e gli effetti occupazionali positivi.

Articolo realizzato da Virginio TrivellaCoordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete IRENE.

WORKSHOP GEO – TAVOLO POLICY – UNIVERSITA’ BOCCONI

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